È stato eletto il nuovo direttivo Pro Loco.
Il 6 Marzo a seguito dell’Assemblea Sociale si è svolta la votazione a cui hanno partecipato circa 40 iscritti.
Il nuovo direttivo, che rimarrà in carica tre anni, è composto da 11 membri:
Loredana Borri, Roberto Casali, Francesco Delvecchio, Federica Gabellini, Silvano Galli, Mauro Landi, Barbara Mariani, Samanta Menghi, Arcangela Ricco, Gabriella Tamagnini, Davide Tenti.
Questa squadra è composta da persone con esperienza e anche da giovani che si sono voluti mettere alla prova per dare un contributo al paese. Un grande ringraziamento va al vecchio direttivo che, in questo triennio, è stato in grado di dare lustro e sostegno alle iniziative del paese.
Le Pro Loco in Italia
In Italia attualmente le Pro Loco riconosciute sono oltre 6.000 (seimila) e le attività che svolgono afferiscono a diverse sfere d’intervento turistico, sociale, culturale e sportivo.
Frequentemente le Pro Loco si riferiscono alla Municipalità in cui hanno sede, ma ciò non rappresenta una condizione essenziale per la loro esistenza.
Infatti spesso, in un solo comune sono presenti più Pro Loco, soprattutto nel caso di comuni con una superficie particolarmente estesa e con una conformazione territoriale caratterizzata dalla presenza di borgate e frazioni (o quartieri, nel caso delle città più grandi).
Tendenzialmente si tratta di un fenomeno associativo che riguarda in prevalenza i centri piccoli o medi.
In Emilia Romagna sono attive 333 Pro Loco che sono dislocate nelle seguenti Provincie: Bologna 87, Ferrara 29, Forlì-Cesena 44, Modena 10, Parma 32, Piacenza 57, Ravenna 29, Reggio Emilia 22, Rimini 23.
Le Attività
Particolare rilievo rivestono per lo sviluppo delle attività turistiche, in particolare per quello che concerne i prodotti tipici dell’enogastronomia e dell’artigianato locale, le tradizioni popolari, la tutela e la salvaguardia dei patrimoni storico-artistici, architettonici, culturali e ambientali.
Gli Organi
L’organo rappresentativo è l’Assemblea dei Soci, composta da tutti i soci, ha funzioni consultive e deliberative.
L’Assemblea elegge l’organo amministrativo principale che è il Consiglio di Amministrazione.
Nella prima seduta il nuovo direttivo ha assegnato le cariche di presidente alla Dott.ssa Barbara Mariani, vicepresidente a Francesco Delvecchio e cassiere ad Arcangela Ricco.
APS Pro-Loco San Giovanni in Marignano
Piazza Silvagni 26/30 San Giovanni in Marignano (RN)
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La storia del Paese
Il nome
Il nome Il nome San Giovanni in Marignano è un toponimo composto di 2 elementi: San Giovanni, che richiama l’intitolazione della chiesa di San Giovanni Battista in Castelvecchio, prima chiesa del borgo e databile alla prima metà del XII secolo, e Marignano (Marinianus), un antico fondo agrario, di derivazione tardo-romana.
Le origini
Le origini di San Giovanni sono strettamente interconnesse all'evoluzione della Valle del Conca, abitata fin dal Paleolitico, con l’insediamento di alcune fra le più importanti civiltà, come quella Umbra, Picena, dei Galli Senoni (che lasciano un’importante impronta nella formazione della lingua locale, il dialetto).
Saranno poi, dal III secolo a.C., i Romani a fondare una serie di colonie, tra cui Ariminum, lungo il corso di quella che oggi è la via Flaminia, suddividendo l’intero terreno in centurie. Durante le suddivisioni nasceranno diverse ville romane, tra cui una arroccata sulla collina di Montelupo, originario insediamento di Castelvecchio, primitivo nucleo abitativo marignanese.
Castelvecchio e Castelnuovo
L’insediamento attuale del borgo è invece dato dall’incastellamento del “Monastero di San Pietro”, avvenuto probabilmente intorno alla seconda metà del XIII secolo. Il Monastero era situato in pianura, in prossimità del torrente Ventena, che all’epoca alimentava il fossato che circondava il castello. E’ proprio l’opera di dissodamento, bonifica e rinnovamento agricolo dei Benedettini Cassinesi, a rendere fertile la valle, grazie anche al supporto dell’amministrazione malatestiana.
Il nuovo insediamento è a quel punto denominato Castelnuovo, per distinguerlo da Castelvecchio, primitivo nucleo abitativo sito in zona Montelupo.
L’originario impianto urbanistico di Castelnuovo è rettangolare: si articola sulla “via di mezzo” (oggi via XX Settembre), asse longitudinale del nuovo insediamento, che contiene il “tesoro” del borgo, oltre 200 fosse granarie, laddove invece l’asse longitudinale divide la proprietà del castello quasi a metà fra Malatesta e monaci benedettini. Il primo impianto murario di Castelnuovo risale circa al 1280, ma viene nei secoli più volte rimaneggiato; oggi risulta dunque difficilmente riconoscibile.
La Signoria dei Malatesta
Fin dal Trecento il territorio riminese era dominato dalla Signoria dei Malatesta, che gestiva possedimenti sotto il controllo dello Stato della Chiesa. Quando tra il 1438 e il 1442 Sigismondo Pandolfo Malatesta, Signore di Rimini, riorganizza le difese del territorio, interviene soprattutto sui cinque principali centri economici malatestiani, fra cui San Giovanni in Marignano, avvalendosi dell’abilità di Filippo Brunelleschi. Il celebre architetto ed ingegnere militare progetta, per San Giovanni, una modernissima doppia cinta muraria, ispirata a Costantinopoli, capace di assorbire gli impatti dei colpi di cannone, con le linee di cannoniere basse per colpire ad altezza d’uomo/d’infilata, a difesa delle due torri portaie di accesso, dotate di ponte levatoio. All’apice della sua grandezza, la Corte Malatestiana di Rimini è in relazione con le grandi corti europee, e Sigismondo Pandolfo è assistito da un gruppo di progettazione per le strutture militari, il cosiddetto “Consiglio di Guerra”, veramente impressionante: infatti oltre al citato Brunelleschi, possiamo annoverare tra i componenti anche Piero della Francesca, Roberto Valturio e Leon Battista Alberti.
Il Granaio e le fosse ipogee
Questo imponente impianto murario, stranamente realizzato per un borgo in pianura, aveva la funzione di difendere l’importante deposito di grano conservato nel sottosuolo del castello, ricco di fosse ipogee deputate alla conservazione cerealicola a lungo termine, che hanno dato a San Giovanni l’attributo di “Granaio dei Malatesta”. Nel XV secolo, sono attestate oltre 200 fosse da grano distribuite su tutto l’insediamento e ancora nell’Ottocento, nella strada principale, erano presenti e censiti nell’Archivio storico comunale 128 contenitori ipogei.
Dal Cinquecento all’Ottocento
San Giovanni in Marignano, dalla rifondazione di Castelnuovo al XVI secolo, vive direttamente o di riflesso la vita e le vicende storiche della città di Rimini. In particolare, nel Cinquecento, si assiste alla contesa tra i Malatesta, la Repubblica di Venezia e lo Stato della Chiesa (con i Malatesta nel ruolo di vassalli di quest’ultima fin dall’VIII secolo), che determina un periodo di crisi ed impoverimento per il borgo stesso, che prosegue anche quando, dal 1529, in Romagna, si verifica un maggiore accentramento da parte della Chiesa, che continua fino al 1859, salvo la breve parentesi napoleonica dal 1797 al 1814.
Nell’Ottocento, in seguito ad un nutrito flusso migratorio proveniente dai centri vicini e costieri, vanno formandosi, lungo la direttrice principale del castello, due borghi che si estendevano subito oltre le due torri di accesso, il Borgo S. Antonio, che prende nome dalla chiesa omonima, Monastero trecentesco benedettino, passato ai Padri Celestini con l’obbligo di realizzazione di una scuola femminile, oggi sede delle Maestre Pie dell’Addolorata, ed il Borgo della Scuola (oggi Piazza Silvagni), la cui forma nel Settecento è già delineata attorno ad una piazza mercato delimitata, da un lato, dalla torre civica, e, dall’altro, dalla chiesa della Beata Vergine delle Grazie (detta di Santa Lucia).
Il Novecento
Negli ultimi decenni del potere pontificio e nel primo del nuovo Regno d’Italia, le idee mazziniane e poi garibaldine trovano anche a San Giovanni sostenitori convinti. È forte anche la partecipazione dei contadini ai moti agrari del 1913. In quel periodo furono di notevole importanza gli investimenti infrastrutturali attuati sul territorio della bassa Romagna, che interessano anche San Giovanni: arriva la ferrovia e si realizza la nuova arteria di fondovalle denominata strada Saludecese, in sostituzione dell’antica “Mesoita” di origine romana.
San Giovanni viene duramente colpita dagli eventi bellici: tanti i caduti marignanesi al fronte, difficile il dopoguerra con la progressiva occupazione del potere da parte del fascismo, fino alla seconda guerra mondiale, che coinvolge direttamente il borgo situato nelle prime retrovie della seconda Linea Gotica.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, la situazione è particolarmente difficile: San Giovanni è un paese ancora agricolo dove manca il lavoro, e la ricostruzione è ancora lontana. Come in passato, riprende l’emigrazione, soprattutto verso Svizzera e Germania.
Il reale risveglio economico si ha solo negli anni Cinquanta, quando comincia a svilupparsi il turismo balneare nella vicina Cattolica. Cessa l’emigrazione, ed il turismo stimola le attività artigianali. Da questa nuova realtà e dallo spirito imprenditoriale, si dà avvio alla realizzazione, a partire dagli ultimi anni Sessanta, dell’area artigianale di San Giovanni, immediatamente a ridosso del casello autostradale dell’A14, posizione dunque strategica e centrale. Da paese che ha vissuto la sofferenza dell’emigrazione, San Giovanni diventa polo attrattore, grazie alla forte e ricca produzione artigianale, importante soprattutto nei settori della moda e della cantieristica navale.