Visite guidate - Proloco San Giovanni In Marignano

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PUNTI DI INTERESSE
 TORRE CIVICA

 VIA XX SETTEMBRE E FOSSE IPOGEE

 CHIESA DI SAN PIETRO

 PALAZZO CORBUCCI / ESPOSIZIONE "COME ER....

 TEATRO MASSARI

 PALAZZO COMUNALE

 BIBLIOTECA COMUNALE

 EX MACELLO E CENTRO STUDI NATURALISTICI
UFFICIO UIT

FORTIFICAZIONI

CHIESA DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE

 PIAZZA SILVAGNI


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Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Le Origini (2di20)
Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Da Castelvecchio a Castelnuovo (3di20)
Audioguida San Giovanni in Marignano
Introduzione (1di20)
Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Dal Cinquecento all'Ottocento (5di20)
Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Il Novecento (6di20)
Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
La Signoria dei Malatesta (4di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Chiesa della Beata Vergine delle Grazie (8di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Piazza Silvagni (9di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Fortificazioni (7di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Via XX Settembre (11di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Fosse Ipogee (12di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Torre Civica (10di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Palazzo Corbucci (14di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Esposizione "Come Eravamo"i (15di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Chiesa di San Pietro (13di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Edifici Comunali (17di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Ex Macello (18di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Teatro Massari (16di20)
Audioguida
Informazioni sugli Eventi
(20di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Nei Dintorni (19di20)
Sezione I - CENNI STORICI
Saluto

Benvenuto a San Giovanni in Marignano, Comune romagnolo in Provincia di Rimini, che annovera oltre 9.000 abitanti ed una superficie di 21,24 kmq.
San Giovanni, con le dorate spiagge di Cattolica a pochi passi e le verdi colline alle sue spalle, è considerata la “porta”(o ingresso) della Valconca.
Conosciuto fin dal Medioevo come “Granaio dei Malatesta” per la fertilità delle sue terre ed il patrimonio cerealicolo che, dopo la mietitura, veniva nascosto nelle oltre duecento fosse del sottosuolo, mantiene dall’epoca romana ad oggi una forte identità agricola.
Il Comune fa parte dal 2008 del circuito “I Borghi più belli d’Italia”.
Parte ora un percorso attraverso la storia ed i principali monumenti del borgo. Vicino ad ogni monumento è possibile trovare indicazioni per ricevere informazioni e poi proseguire al punto successivo. È possibile seguire l’ordine progressivo consigliato, o scegliere autonomamente i punti di interesse preferiti. Il primo suggerimento è di conoscere la storia del borgo fin dalle sue origini, per poi esplorarne i monumenti.

Le origini

Il nome Il nome San Giovanni in Marignano è un toponimo composto di 2 elementi: San Giovanni, che richiama l’intitolazione della chiesa di San Giovanni Battista in Castelvecchio, prima chiesa del borgo e databile alla prima metà del XII secolo, e Marignano (Marinianus), un antico fondo agrario, di derivazione tardo-romana.
Le origini Le origini di San Giovanni sono strettamente interconnesse all'evoluzione della Valle del Conca, abitata fin dal Paleolitico, con l’insediamento di alcune fra le più importanti civiltà, come quella Umbra, Picena, dei Galli Senoni (che lasciano un’importante impronta nella formazione della lingua locale, il dialetto).
Saranno poi, dal III secolo a.C., i Romani a fondare una serie di colonie, tra cui Ariminum, lungo il corso di quella che oggi è la via Flaminia, suddividendo l’intero terreno in centurie. Durante le suddivisioni nasceranno diverse ville romane, tra cui una arroccata sulla collina di Montelupo, originario insediamento di Castelvecchio, primitivo nucleo abitativo marignanese.


Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Le Origini (2di20)
Audioguida San Giovanni in Marignano
Introduzione (1di20)
Da Castelvecchio a Castelnuovo

L’insediamento attuale del borgo è invece dato dall’incastellamento del “Monastero di San Pietro”, avvenuto probabilmente intorno alla seconda metà del XIII secolo. Il Monastero era situato in pianura, in prossimità del torrente Ventena, che all’epoca alimentava il fossato che circondava il castello. E’ proprio l’opera di dissodamento, bonifica e rinnovamento agricolo dei Benedettini Cassinesi, a rendere fertile la valle, grazie anche al supporto dell’amministrazione malatestiana.
Il nuovo insediamento è a quel punto denominato Castelnuovo, per distinguerlo da Castelvecchio, primitivo nucleo abitativo sito in zona Montelupo.
L’originario impianto urbanistico di Castelnuovo è rettangolare: si articola sulla “via di mezzo” (oggi via XX Settembre), asse longitudinale del nuovo insediamento, che contiene il “tesoro” del borgo, oltre 200 fosse granarie, laddove invece l’asse longitudinale divide la proprietà del castello quasi a metà fra  Malatesta e monaci benedettini. Il primo impianto murario di Castelnuovo risale circa al 1280, ma viene nei secoli più volte rimaneggiato;  oggi risulta dunque difficilmente riconoscibile.

Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Da Castelvecchio a Castelnuovo (3di20)
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La Signoria dei Malatesta

Fin dal Trecento il territorio riminese era dominato dalla Signoria dei Malatesta, che gestiva possedimenti sotto il controllo dello Stato della Chiesa. Quando tra il 1438 e il 1442 Sigismondo Pandolfo Malatesta, Signore di Rimini, riorganizza le difese del territorio, interviene soprattutto sui cinque principali centri economici malatestiani, fra cui San Giovanni in Marignano, avvalendosi dell’abilità di Filippo Brunelleschi. Il celebre architetto ed ingegnere militare progetta, per San Giovanni, una modernissima doppia cinta muraria, ispirata a Costantinopoli, capace di assorbire gli impatti dei colpi di cannone, con le linee di cannoniere basse per colpire ad altezza d’uomo/d’infilata, a difesa delle due torri portaie di accesso, dotate di ponte levatoio. All’apice della sua grandezza, la Corte Malatestiana di Rimini è in relazione con le grandi corti europee, e Sigismondo Pandolfo è assistito da un gruppo di progettazione per le strutture militari, il cosiddetto “Consiglio di Guerra”, veramente impressionante: infatti oltre al citato Brunelleschi, possiamo annoverare tra i componenti anche Piero della Francesca, Roberto Valturio e Leon Battista Alberti.


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Dal Cinquecento all’Ottocento

San Giovanni in Marignano, dalla rifondazione di Castelnuovo al XVI secolo, vive direttamente o di riflesso la vita e le vicende storiche della città di Rimini. In particolare, nel Cinquecento, si assiste alla contesa tra i Malatesta, la Repubblica di Venezia e lo Stato della Chiesa (con i Malatesta nel ruolo di vassalli di quest’ultima fin dall’VIII secolo), che determina un periodo di crisi ed impoverimento per il borgo stesso, che prosegue anche quando, dal 1529, in Romagna, si verifica un maggiore accentramento da parte della Chiesa, che continua fino al 1859, salvo la breve parentesi napoleonica dal 1797 al 1814.
Nell’Ottocento, in seguito ad un nutrito flusso migratorio proveniente dai centri vicini e costieri, vanno formandosi, lungo la direttrice principale del castello, due borghi che si estendevano subito oltre le due torri di accesso, il Borgo S. Antonio, che prende nome dalla chiesa omonima, Monastero trecentesco benedettino, passato ai Padri Celestini con l’obbligo di realizzazione di una scuola femminile, oggi sede delle Maestre Pie dell’Addolorata,  >>>
ed il Borgo della Scuola (oggi Piazza Silvagni), la cui forma nel Settecento è già delineata attorno ad una piazza mercato delimitata, da un lato, dalla torre civica, e, dall’altro, dalla chiesa della Beata Vergine delle Grazie (detta di Santa Lucia).

Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Dal Cinquecento all'Ottocento (5di20)
Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
La Signoria dei Malatesta (4di20)
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Il Novecento

Negli ultimi decenni del potere pontificio e nel primo del nuovo Regno d’Italia, le idee mazziniane e poi garibaldine trovano anche a San Giovanni sostenitori convinti. È forte anche la partecipazione dei contadini ai moti agrari del 1913. In quel periodo furono di notevole importanza gli investimenti infrastrutturali attuati sul territorio della bassa Romagna, che interessano anche San Giovanni: arriva la ferrovia e si realizza la nuova arteria di fondovalle denominata strada Saludecese, in sostituzione dell’antica “Mesoita” di origine romana.
San Giovanni viene duramente colpita dagli eventi bellici: tanti i caduti marignanesi al fronte, difficile il dopoguerra con la progressiva occupazione del potere da parte del fascismo, fino alla seconda guerra mondiale, che coinvolge direttamente il borgo situato nelle prime retrovie della seconda Linea Gotica.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, la situazione è particolarmente difficile: San Giovanni è un paese ancora agricolo dove manca il lavoro, e la ricostruzione è ancora lontana. Come in passato, riprende l’emigrazione, soprattutto verso Svizzera e Germania.
Il reale risveglio economico si ha solo negli anni Cinquanta, quando comincia a svilupparsi il turismo balneare nella vicina Cattolica. Cessa l’emigrazione, ed il turismo stimola le attività artigianali. Da questa nuova realtà e dallo spirito imprenditoriale, si dà avvio alla realizzazione, a partire dagli ultimi anni Sessanta, dell’area artigianale di San Giovanni, immediatamente a ridosso del casello autostradale dell’A14, posizione dunque strategica e centrale. Da paese che ha vissuto la sofferenza dell’emigrazione, San Giovanni diventa polo attrattore, grazie alla forte e ricca produzione artigianale, importante soprattutto nei settori della moda e della cantieristica navale.

Audioguida Capitolo I
Cenni Storici
Il Novecento (6di20)
Sezione II - I MONUMENTI
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1. Fortificazioni

Arrivati nel centro storico di San Giovanni in Marignano, sono chiare ad un occhio attento le tracce delle epoche che ne hanno caratterizzato la storia, il Medioevo e l’Ottocento.
L’ingresso al paese fortificato avveniva attraverso due torri portaie contrapposte, una delle quali fu abbattuta nel 1854. La torre abbattuta, che si affacciava sul Ponte Ventena, era il vero accesso al castello, laddove invece quella prospiciente alla Piazza, ancora oggi svettante, ne rappresentava l’uscita. L’intero abitato dunque, nei secoli, si è completamente ribaltato e ricentrato attorno alla piazza mercato ottocentesca.
La torre di ingresso viene abbattuta per permettere la ricostruzione del Ponte sul Ventena, fatto con i materiali della torre stessa, così da rendere più agevole il transito dei carri ed evitare allagamenti del torrente, all’epoca piuttosto frequenti. Oggi se ne può intuire la sagoma grazie ai profili in ottone posizionati sulla pavimentazione.  >>>
La torre di uscita, oggi torre civica e torre dell’orologio, domina ancora su Piazza Silvagni con i suoi 24 m di altezza e rappresenta uno dei simboli di San Giovanni in Marignano. Nella torre è ancora visibile un arco gotico duecentesco, una delle tracce più antiche del castello medievale.
Diverse sono ancora le fortificazioni malatestiane presenti nel centro, come mura ad angolo, bastioni, beccatelli, merlature, torri a filo, torrioni, cannoniere, inglobate dalle abitazioni nel corso dei secoli. La struttura difensiva, che constava di due torri portaie e 6/8 bastioni, era pensata con una doppia cinta muraria, a due differenti altezze per assorbire meglio i colpi di cannone.
Il torrente Ventena, che nel periodo medievale allagava il fossato che circondava l’abitato del castello, è stato nel corso dei secoli più volte deviato per permettere l’allargamento del borgo ed oggi scorre all’esterno del castello nel solo lato del borgo S. Antonio Abate.
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2. Chiesa della Beata Vergine delle Grazie

La Chiesa della Beata Vergine delle Grazie, oggi detta Chiesa di Santa Lucia, ha nel tempo assunto diversi nomi: Chiesa della Scuola o Silvagni. Sin dalla fine del Cinquecento viene indicata come edificio religioso “fuori le mura cittadine” e prospiciente l’area destinata a mercato. La chiesa, eretta lungo una via di pellegrini, è stata da sempre oggetto di grande venerazione, soprattutto grazie alla presenza di un affresco raffigurante la Madonna in Trono col Bambino benedicente, realizzata da un ignoto quanto importante artista romagnolo nella seconda metà del XVI secolo. L’affresco è senza dubbio la porzione di una raffigurazione della Madonna in Trono con il Bambino, circondata dai Santi Rocco e Sebastiano, oggi visibili solo parzialmente, molto invocati nei periodi di “pestilenze”. Con il lascito testamentario Silvagni, la chiesa viene interamente ricostruita con impianto a croce greca, salvaguardando comunque  l’antico affresco ritenuto miracoloso.   >>>
Il probabile capomastro della chiesa fu Luigi Moretti; attribuibili invece al famoso scultore riminese Antonio Trentanove i particolari stucchi, a carattere teatrale e musicale. Degne di menzione sono le pale d’altare opera di Giuseppe Soleri Brancaleoni, una delle quali raffigura una Madonna col Bambino ed i Santi, e l’altra una rarissima paternità, San Giuseppe che tiene in braccio il pargolo divino. Altro l’elemento di grande pregio è l’organo settecentesco: costruito nel 1785 dai Fratelli Domenico e Francesco Ricci da Verucchio per il monastero di Santa Chiara di Rimini, fu venduto alla chiesa di Mondaino e successivamente a quella di San Giovanni. Lo strumento consta di circa 600 canne tutte di stagno e legno ed ancora oggi, grazie a sapienti restauri, è utilizzato per concerti e Sante Messe. La Chiesa, di proprietà comunale è gestita e mantenuta aperta grazie a volontari.
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Chiesa della Beata Vergine delle Grazie (8di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Fortificazioni (7di20)
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3. Piazza Silvagni

Fin dal Cinquecento inizia ad essere utilizzato lo slargo tra la torre civica e la chiesa della Scuola, per svolgere numerosi mercati di generi alimentari e bestiame. Nel 1786, su lascito testamentario del marignanese Giulio Antonio Silvagni, l’Amministrazione inizia i lavori, costati “circa 3000 scudi”, di ricostruzione della Piazza, allora detta della Scuola, oggi Piazza Silvagni, e della Chiesa prospiciente ad essa (della Beata Vergine delle Grazie), conferendogli il ruolo di piazza del mercato. Vengono in quell’epoca ridisegnate le facciate degli edifici e costruito un portico ad uso di pescheria, ancora oggi visibile, per dare maggiore dignità alla realizzazione della piazza principale del borgo. Di notevole interesse è inoltre il tracciato dell’antico fossato a difesa del castello, scoperto solo in occasione dell’ultima ristrutturazione avvenuta negli anni 2000, che ha messo in risalto le peculiarità architettoniche, storiche e sociali della piazza, evidenziandone i segni lasciati nelle diverse epoche.    >>>
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Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Piazza Silvagni (9di20)
4. Torre civica

L’elemento di maggior spicco in Piazza Silvagni è sicuramente la torre civica, in origine una delle due torri portaie del castello medievale, oggi unica superstite, divenuta nell’Ottocento torre dell’orologio e della cella campanaria.

Visibile ancora oggi il rialzo per il diverso colore della muratura ed i segni della rottura dei beccatelli allungati. Interessante l’arco di ingresso a sesto acuto, di chiaro stile gotico, una delle parti più antiche del castello (periodo 1280 circa) e risalente alla prima cinta muraria di Castelnuovo.
5. Via XX Settembre

Attraversata la torre civica, si entra in via XX Settembre, anticamente via di mezzo, su cui si affacciano edifici settecenteschi e ottocenteschi, fra i quali figurano il Palazzo del Capitano Reggente (oggi Fortino delle Fate), il Palazzo dei Conti di Carpegna (oggi Palazzo Malatesta Carpegna Corbucci) ed il Palazzo dei Conti Spina, già proprietà dei Conti Legni e dei monaci Benedettini (visibile ancora oggi lo stemma della famiglia Spina raffigurante una rosa). Vicoli e androni articolano e completano l’assetto urbano, semplice, ma vivace, con una fitta trama di percorsi e di collegamenti fra i due assi principali. Un recinto murato, realizzato con cortine in laterizio, dotate di merlature ed intervallate da alcuni torrioni, definisce e delimita l’impianto urbano. Lungo la via, nella pavimentazione, sono state rese visibili le fosse ipogee, recuperandone la numerazione Ottocentesca.
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Via XX Settembre (11di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Torre Civica (10di20)
6. Fosse ipogee

Fin dall’antichità si sono ricercate soluzioni per la conservazione delle derrate alimentari a lungo termine, in particolare, per il nostro territorio, di cereali ed uva da vino, da sempre molto abbondanti. A San Giovanni, fin dal Medioevo, vengono realizzati dei granai a fossa, sotterranei, che, oltre a garantire una buona conservazione, soprattutto durante i mesi invernali, offrivano anche protezione del cibo dal nemico.

Nel XV secolo, sono attestate oltre 200 fosse da grano distribuite su tutto il centro storico, e ancora nell’Ottocento, nella strada principale, sono presenti e censiti nell’Archivio Storico comunale, 128 contenitori ipogei. Per ulteriori informazioni sulla struttura è possibile consultare l’apposita cartellonistica.
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Fosse Ipogee (12di20)
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7. Chiesa di San Pietro

La più antica notizia riguardante la Chiesa principale del borgo risale al 1348, ma è probabile che la sua prima edificazione sia contemporanea alla fondazione del castello nuovo e, quindi, alla fine del Duecento. L’edificio fu oggetto di notevoli ristrutturazioni nel 1515 da parte dei monaci di San Vitale in Ravenna, proprietari dell’edificio, e, nel 1534, dotato di un campanile, opera di Simone di Baldo.

L’attuale costruzione risale al 1746-1754, allorché la chiesa fu completamente ricostruita su disegno del ravennate Domenico Barbini, dandole un aspetto solenne ed un gusto barocco. Nella ricostruzione di San Pietro si utilizzano anche i materiali di spoglio dell’antica Pieve di Conca, compreso il fonte battesimale.

Tra i dipinti all’interno della Chiesa spiccano tra gli altri un Miracolo di San Pietro, opera di Salvatore Monicillo, autore siciliano che lavora molto in Romagna, l’opera I Santi Benedetto e Mauro di Gian Andrea Lazzarini, allievo di Raffaello a Roma, e un Cristo Portacroce, di probabile devozione monastica. Tra il 1835 e il 1843 viene costruita la bussola lignea con l’orchestra sovrastante.
Nel 1897-98 è ricostruito il campanile principale, dopo che quello preesistente era stato reso inagibile dal terremoto del 1816. Il pavimento odierno è frutto di un intervento attuato fra il 1935 e il 1941, quando quello originario in cotto viene sostituito con l’attuale caratterizzato da mattonelle in graniglia e motivi a fiore. Da ammirare lo stupendo altar maggiore, uno dei pochi altari in marmo della Valconca, ordinato nell’aprile del 1754 allo scultore Domenico Toschini, assieme al tabernacolo di gusto romanico e all’ancóna in stucco, modellata da Pietro Martinetti in ornate forme rococò.
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8. Palazzo Corbucci e ponte sul Ventena

Sul Ventena si affaccia Palazzo Corbucci, palazzo signorile del borgo, che accompagna, con la sua storia, i momenti più significativi della vita del paese. Ne fecero la propria residenza, stabile o di passaggio, le principali famiglie signorili del riminese fino a fine Novecento. La struttura originaria fu realizzata in epoca malatestiana da Malatesta dè Malatesti, signore di Pesaro.

L’edificio risultava staccato dalla cinta muraria del castello, ma successivamente finisce per acquisire spazi, con l’addizione del vicolo-corridoio (ancora oggi percorribile e coincidente con il corridoio d’ingresso del palazzo) e inglobando, su un lato, le antiche mura castellane prospicienti l’alveo del fiume Ventena e, nei primi decenni del Cinquecento, anche il torrione a pianta poligonale realizzato in aggiunta alle opere di difesa militare durante l’intervento di restauro quattrocentesco.

Dai Malatesta passa, per eredità, alla famiglia Passionei di Urbino, imparentata con i Della Rovere, e alla fine del XVI secolo, ai Conti di Carpegna con Orazio II che nel 1595 sposa Camilla dei Passionei.
Nel Settecento è noto come Palazzo Carpegna e assume l’appellativo di “casino”, nel significato di casa di villeggiatura in campagna o di “casa di delizie”. Alla famiglia Carpegna resta fino al 1802, per poi passare al conte riminese Pompeo Ruffo. Nel 1811 arriva alla famiglia Corbucci, che ne mantiene la proprietà fino a fine Novecento. L’ultimo intervento sull’edificio risale al 1884, in occasione del quale viene aggiunta alla struttura la porzione a due piani che si affaccia su corso XX settembre e la torretta. L’ultimo Corbucci ad abitare il palazzo è Odoardo, che prende in moglie la bolognese Maria Vaccari ed alla sua morte, la sorella Teresa, che, rimasta vedova nel 1982, è l’ultima signora del palazzo.
Con più di mille metri quadrati di superficie, il palazzo è una delle strutture più grandi dell’antico borgo medioevale, e vanta la presenza di un giardino pensile sul torrione nord-est e di grotte parzialmente agibili. Della mobilia originale non rimane praticamente nulla, ma restano gli interessanti soffitti affrescati della seconda metà dell’Ottocento, che ritraggono paesaggi floreali, fauna e vedute di San Giovanni in Marignano. Nel soffitto sopra la maestosa scala di accesso ai piani superiori, è possibile ammirare gli stemmi nobiliari delle famiglie che hanno segnato le sorti del Palazzo, Malatesta, Carpegna, Ruffo e Corbucci.
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I Monumenti
Palazzo Corbucci (14di20)
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I Monumenti
Chiesa di San Pietro (13di20)
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9. Esposizione “Come eravamo”

Attualmente il piano terra del Palazzo ospita un deposito di beni culturali, dove è allestita un’esposizione di oggetti di uso quotidiano appartenenti alla civiltà e cultura contadina della Bassa Valconca tra Ottocento e Novecento. L’esposizione mira a scoprire e riscoprire usi e costumi attraversi stanze tematiche come: la stalla, la bottega del calzolaio e del fabbro, la camera da letto, la cantina, la scuola…
Tutti gli spazi sono ricchi di oggetti e utensili a memoria e testimonianza di un mondo antico, in cui gli strumenti erano fondamentali per facilitare il lavoro dell’uomo. Le visite guidate accompagnano il visitatore in un tuffo nel passato, un coinvolgente ed emozionante viaggio.
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Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Esposizione "Come Eravamo"i (15di20)
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10. Teatro A. Massari

L’edificio, che risale presumibilmente al XVII secolo, era in origine l’Oratorio della Confraternita del Santissimo Rosario. Dismesso l’uso sacro all’epoca del Governo Italico, passa al Comune che lo utilizza, in un primo momento, per dare ospitalità a vedove ed orfani indigenti, successivamente per affittarlo a privati che ne faranno, negli anni, una rimessa, una legnaia e, addirittura, un pelatoio di maiali.
L’ultimo affittuario, l’avvocato Francesco Brilli, con l’appoggio dell’amico avv. Francesco Corbucci, lo utilizza dal 1821 per le prove e le repliche della costituenda Compagnia dei dilettanti filodrammatici. Negli anni successivi i membri della Compagnia, tutti benestanti, si autofinanziano per la sistemazione della struttura che, dal 1855, è oggetto di una radicale trasformazione su progetto dell’architetto Giovanni Benedettini che, anche grazie all’acquisizione di abitazioni vicine, lo trasforma in un teatro all’italiana, con la struttura a ferro di cavallo ed il doppio ordine di palchi, lo dota di camerini e di quinte teatrali, con sipari dipinti.
Le decorazioni ed il velario sono opera dei pittori Angelo Trevisani e Antonio Mosconi. La pittura murale del soffitto rappresenta Apollo (olio su tela) circondato da sei Muse che esemplificano l’attività del teatro (dipinte a secco). Di grande importanza è anche il sipario originale (unico rimasto) dipinto da Mosconi, che raffigura il borgo di San Giovanni visto da “Castelvecchio” (Montelupo), dominato dalla dea Cerere e vegliato dai putti di Sangiovese e Biancone, a testimonianza dell’importante e tradizionale vocazione agricola del borgo, soprattutto nella produzione di vino, grano ed olio.
Nel 1932 il teatro diventa “Teatro Nazionale dell’Opera Dopolavoro” e funziona come cinematografo classificato di quarta categoria per la proiezione delle pellicole LUCE. Nel corso della seconda guerra mondiale subisce forti bombardamenti e viene quindi dichiarato inagibile. Nel 1974 l’Amministrazione Comunale inizia un accurato restauro, che si conclude nel 1982, con l’inaugurazione e la dedica ad Augusto Massari, direttore e concertista marignanese. Dal 1982 ad oggi la struttura viene utilizzata con continuità per eventi, rassegne teatrali, musicali e cinema.
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11. Edifici comunali

Il complesso composto dall’attuale Municipio (scuole maschili e femminili) e Biblioteca comunale (nuova Casa del Fascio), che si affacciano su via Roma come un nuovo “arco” di ingresso alla città, rappresentando simbolicamente il nuovo stato fascista, è stato realizzato successivamente al 1934. La nuova strada Saludecese rovescia infatti l’ingresso al castello e le attività commerciali si spostano progressivamente dal borgo Sant’Antonio, che perde gradualmente di importanza, alla via Roma (tratto interno della “Saludecese”), ormai asse più transitato.

In quegli anni viene costruita l’attuale Biblioteca, inizialmente Casa del Fascio e successivamente Scuola Media, nonché sede dell’Ufficio Postale. Nel 1935 viene invece costruito l’edificio in cui attualmente ha sede il Municipio, utilizzato come Scuola Elementare fino al 2000 (all’epoca e fino al 2004 la sede comunale si trovava in Piazza Silvagni).
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I Monumenti
Edifici Comunali (17di20)
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I Monumenti
Teatro Massari (16di20)
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12. Ex Macello e Centro Studi Naturalistici

Importante testimonianza di archeologia industriale, costruito tra fine Ottocento ed i primi decenni del Novecento, l’antico mattatoio è una struttura di rigorosa simmetria, utilizzata fino alla fine degli anni ’60.
A seguito di restauri avvenuti all’inizio del 2000, oggi ospita, al piano terra , il centro giovani comunale, mentre al primo un Museo Naturalistico, il Centro Studi Naturalistici Valconca, che nasce con lo scopo di studiare e far conoscere i vari aspetti riguardanti il patrimonio naturalistico della Valle del Fiume Conca e l’affascinante mondo di insetti ed artropodi terrestri.
La mostra  del Centro Studi segue un percorso didattico comprendente il dimorfismo sessuale, il mimetismo, la medicina, le superstizioni, la filatelia… ed espone anche una rappresentanza dei vari ordini di insetti in particolare di Coleotteri, con maggior attenzione alla superfamiglia Curculionoidea (presenti circa 100.000 esemplari), e di Lepidoptera, nonchè >>>
una miscellanea di vari ordini di insetti.
Il centro è visitabile ad ingresso libero ogni pomeriggio.
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Ex Macello (18di20)
13. Nei dintorni...

Nei dintorni di San Giovanni sono presenti diversi edifici religiosi di interesse storico, situati nelle frazioni Pianventena-Isola di Brescia e Santa Maria in Pietrafitta. L’originario nucleo del castello si trova invece nella zona di Montelupo, da cui è possibile oggi ammirare un bel panorama su tutto il centro del borgo.
14. Informazioni sugli eventi

A San Giovanni vengono organizzati numerosi eventi a cura del Comune e dell’Associazionismo locale. Citiamo in particolare “La Notte delle Streghe” (giugno tra solstizio e Notte di San Giovanni), l’Antica Fiera di Santa Lucia (13 dicembre), il Capodanno del Vino e Palio della Pigiatura (quarta domenica di settembre), il Carnevale, il Vecchio e l’Antico (mercatino di antiquariato ogni quarta domenica del mese, eccetto luglio e agosto). Attiva inoltre la stagione teatrale del Teatro Massari ed un’interessante stagione musicale tra chiese e sale comunali.
Per ulteriori informazioni è possibile recarsi all’Ufficio Informazioni in Piazza Silvagni.
Audioguida
Informazioni sugli Eventi
(20di20)
Audioguida Capitolo II
I Monumenti
Nei Dintorni (19di20)
Piazza Silvagni 26-30
47842 S.Giovanni in Marignano
0541 828124
info@prolocosangiovanni.it
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